L’anticonformista famiglia Badri è sfuggita all’inquinamento di Beirut cercando rifugio nell’utopica casa di montagna che hanno costruito. Ma un giorno una discarica è costruita proprio sul terreno accanto al loro, portando i rifiuti e la corruzione di un’intera nazione sulla soglia di casa. Insieme ai rifiuti, aumentano anche i dubbi, se partire o resistere, minando il loro idillio e l’unità della famiglia.
COMMENTO DELLA REGISTA
“Crescendo in Libano, ero circondata da caos e poesia. Il paese era sempre sull’orlo dell’apocalisse spingendoci a vivere appieno ogni momento e a non dormire mai tranquillamente. Questa dicotomia è il Libano stesso ed è ciò che io sono diventata: ha portato la società a un livello di assurdità in cui tutti sterilizzano la propria casa per sentirsi protetti. Ma ci ha anche dotati di immaginazione sconfinata, di humor e di un’esperienza viscerale della vita. Oggi però, non è più possibile ricorrere nemmeno a questa fuga: la distopia ha fatto breccia nei nostri cuori. Guardo la struttura familiare sperando che in essa si rispecchi quella della nostra società. Quando una famiglia è spaccata, può reinventare sé stessa con meno bugie e con più amore.”
BIOGRAFIA DELLA REGISTA
Mounia Akl è una pluripremiata regista libanese che vive tra Beirut e New York. Il suo cortometraggio, Submarine (2016) è stato selezionato al 69° Festival di Cannes, TIFF e Dubai International Film Festival, dove ha vinto il Muhr Jury Prize. Nel 2017 prende parte alla Lebanon Factory, e co-dirige il cortometraggio El Gran Libano che ha aperto la Quinzaine des Réalisateurs di Cannes e proiettato al Sarajevo Film Festival.
NOTE
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